
Quando questa notte ho letto del blocco di ChatGPT in Italia, pensavo fosse un pesce d’Aprile, invece è realta: L’Italia è il primo paese al mondo a bloccare ChatGPT!
Andiamo con ordine. Ieri, 31 Marzo, il Garante per la Privacy Italiano, ha disposto con provvedimento d’urgenza la limitazione provvisoria del trattamento dei dati nei confronti di OpenAI: lascio ai giuristi le analisi tecniche delle motivazioni, ma certamente, alcuni contenuti del provvedimento, appaiono quanto mento pretestuose.
Parliamoci chiaro: siamo tutti consapevoli del fatto che l’Intelligenza Artificiale, sopratutto qualora raggiungesse il livello di Intelligenza Artificiale Generale, pone grandi riflessioni dal punto di vista etico, morale, e anche legislativo, ma, come ha twittato oggi Matteo Renzi, l’innovazione non si ferma per decreto.
A maggior ragione se quello della privacy diventa un pretesto per bloccare qualcosa che non si conosce e che non si ha il coraggio di affrontare in maniera diversa: come giustamente scrive Massimo Sideri sul Corriere: C’è qualcosa di illusorio nel modo in cui una parte del Paese reagisce alle rivoluzioni tecnologiche in Italia: si chiudono le porte come si faceva nel Medioevo quando si serravano gli ingressi delle città di fronte a un virus. Il problema è che questo virus non si ferma.
E il punto è proprio questo: ancora una volta, in Italia, la paura verso ciò che non conosciamo, ci porta a bloccare e vietare – unico caso al mondo – precludendo ai cittadini e alle aziende italiane uno strumento che fino a ieri era utilizzato da più di 4 milioni di persone solo nel nostro paese.
Gli strumenti, le innovazioni, le tecnologie sono e saranno sempre, dei semplici strumenti. Esiste una responsabilità individuale nell’utilizzo che se ne fa, come per qualsiasi altra cosa. Se bisogna bloccare ChatGPT perchè può essere usato per generare informazioni false o perchè si ricorda le confidenze talvolta intime che qualche utente gli scrive, allora dovremmo bloccare Facebook, TikTok, OnlyFans e anche il motore di ricerca Google.
Insomma, in un mondo dove quotidianamente la nostra privacy è completamente alla mercé di aziende (lì dov’è il Garante?), in un mondo dove ovunque andiamo ci viene propinata pubblicità in base ai nostri interessi, in un mondo dove scriviamo su Whatsapp a un amico parlando di un certo argomento e dopo pochi secondi su Facebook ci appare una pubblicità a tema e in mondo dove le amicizie ci vengono proposte in base alla nostra geolocalizzazione, le motivazioni di fondo di questo provvedimento appaiano per lo meno inconsistenti.
Per questo motivo, ho creato una petizione su change.org, per chiedere che venga riattivata, nella maniera pià veloce possibile, la possibilità di accedere anche dall’Italia a questo importante e utile servizio.
La petizione la trovate qui: https://www.change.org/RiattivateChatGPT
Luca Soltoggio, blogger di ChatGPTnews.it